Il Fondatore

Giacomo Alberione nacque a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4 aprile 1884, quinto dei sette figli di Michele e Teresa Allocco, contadini che dalle sane tradizioni legate alla terra avevano ereditato uno stile di vita semplice e laborioso, una fede profonda e creativa. Facendo memoria delle meraviglie di grazia che il Signore aveva operato in lui (riportate nel volume Abundantes Divitiae…), nel 1953 Don Alberione raccontò ai suoi figli e figlie spirituali che quando aveva sei anni, la maestra chiese a lui e agli altri alunni che cosa avrebbero fatto da grandi.

Il piccolo Giacomo con decisione manifestò l’intenzione di diventare sacerdote (cfr. AD 9).

Entrò in seminario prima a Bra, da dove fu allontanato perché, appassionato lettore, si trovò a vivere un tempo di disorientamento; in seguito fu accolto nel seminario di Alba. All’età di sedici anni, la notte che divise il XIX dal XX secolo, segnò la sua vita. Dopo la celebrazione eucaristica, l’intenso clima di preghiera in risposta agli appelli di Papa Leone XIII che aveva sollecitato a iniziare il nuovo anno affidandolo al Signore, alla presenza del Santissimo Sacramento, fece sperimentare al giovane seminarista – come egli stesso ricorda – «una particolare luce proveniente dall’Ostia, maggior comprensione dell’invito di Gesù: “venite ad me omnes”, gli parve di comprendere il cuore del grande papa, gli inviti della Chiesa, la missione vera del sacerdote». E da quell’appello, maturò la sua risposta: «… prepararsi a fare qualcosa per gli uomini del nuovo secolo con cui sarebbe vissuto» (AD 15).

«Vagando con la mente nel futuro gli pareva che nel nuovo secolo anime generose avrebbero sentito quanto egli sentiva (…) che il secolo nascesse in Cristo-Eucaristia; che nuovi apostoli risanassero le leggi, la scuola, la letteratura, la stampa, i costumi; che la Chiesa avesse un nuovo slancio missionario; che fossero bene usati i nuovi mezzi di apostolato» (AD 17). Questi pensieri gli occuparono la mente; intensificò la sua preparazione specifica e l’esperienza spirituale, fino a quando comprese che avrebbe dovuto «servire la Chiesa, gli uomini del nuovo secolo e operare con altri» (AD 20).

Ordinato sacerdote nel 1907, fu inserito nell’attività pastorale; l’anno successivo il vescovo di Alba, monsignor Francesco Giuseppe Re, gli affidò l’incarico di insegnare in seminario e lo nominò direttore spirituale dei seminaristi. A queste attività affiancò sempre lo studio e una notevole sensibilità per le questioni sociali, che via via gli consentirono di dare corpo al suo sogno: costituire «un’associazione cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivenditori cattolici; e dare indirizzo, lavoro, spirito d’apostolato. Ma presto, in una maggior luce… Verso il 1910 fece un passo definitivo: scrittori, tecnici, propagandisti, ma religiosi e religiose». Don Alberione aveva compreso che in questo modo si poteva garantire «più unità, più stabilità, più continuità, più soprannaturalità all’apostolato». Maturò quindi l’idea di formare un’organizzazione non laica «ma religiosa, dove le forze sono unite, dove la dedizione è totale, dove la dottrina sarà più pura» (AD 23-24).

Dal suo spirito di fede sorse nel tempo una famiglia religiosa, la Famiglia Paolina: dieci istituzioni accomunate dalla stessa spiritualità basata su Gesù Maestro, come l’aveva conosciuto e testimoniato l’Apostolo Paolo, e avendo come riferimento Maria Regina degli Apostoli. Dieci voci differenti che, come un’unica sinfonia, fedeli alla missione ricevuta dal Fondatore, si impegnano a «vivere e dare al mondo Gesù Cristo Via Verità e Vita» servendosi dei «i mezzi più celeri ed efficaci» della comunicazione sociale, che le mutate condizioni dei tempi avrebbero di volta in volta offerto. Un’idea geniale, che piano piano è diventata realtà.

Dopo aver visto crescere e consolidarsi la Famiglia Paolina nei cinque continenti, don Alberione è morto a Roma il 26 febbraio 1971. San Giovanni Paolo II l’ha proclamato beato domenica 27 aprile 2003.

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